In un momento come quello attuale, diviene importante ritrovare in Sé e negli eventi, un senso più profondo che permetta di sentirci inseriti in un contesto più ampio che offra la possibilità di vedere l’esistenza come qualcosa di unico e prezioso, ma anche di correlato con altri aspetti e situazioni nell’Universo.
A parziale soddisfacimento di questa ricerca umana, prende corpo una teoria detta del Disegno Intelligente, secondo cui la vita nell’Universo non è determinata da una semplice catena frutto di certi eventi casuali, ma da un processo creativo. In effetti anche la stessa scienza inizia a mettere in discussione la teoria evoluzionistica di Darwin, che presenta lacune oramai notevoli rendendo inadeguata la visione secondo cui le specie viventi si sono evolute in forme diversificate in così poco tempo, e l’unica risposta possibile è che esiste una qualche forma d’intelligenza che ha agito ed agisce in precisi momenti della storia dell’universo per provocare rapidi salti evolutivi, altrimenti inspiegabili.
E così tali considerazioni ripropongono una visione che molte tradizioni religiose evidenziano, ponendo in relazione attività creativa e intelligenza dell’Universo con una Somma Mente che utilizza processi a noi ancora parzialmente incomprensibili. Potremmo definirlo come il gioco proposto dalla Genesi, dove un modello di energia creante, attraverso una procedura a noi nascosta, genera vita a vari stadi e in forme diverse.
Quindi non un Dio che appare come un vecchio con barba e capelli bianchi, ma una energia pensante che modifica e riorganizza costantemente e in forma dinamica le informazioni atte a mantenere la vita. L’universo è un prodotto del Caos inteso come dinamismo e non come disordine. Infatti nel caos tutto si muove su una base ordinata e matematica, per cui vi è un ordine all’interno del Caos universale, anche se questo non appare; ma in effetti l’universo è strutturato in modo da agevolare al massimo la vita e noti studiosi dichiarano che se i fattori che lo caratterizzano, le costanti universali, fossero diversi da quello che sono, noi oggi non esisteremmo. Quindi si può ipotizzare che una forma di vita intelligente ha operato una creazione che si regge su precise leggi fisiche e relative costanti, al fine di consentire la vita e la sua evoluzione.
Questa forma di Coscienza Universale, determina una informazione immortale contenuta nel DNA di ogni anima che è seme per la creazione e che porta in Sé tutte le informazioni per l’evoluzione di ogni specie, secondo il suo genere. Così l’Uomo, frutto della Creazione di una Coscienza Intelligente, ha la possibilità di generare altra Coscienza, attivando nel suo massimo grado evolutivo un Corpo di Luce, diventando quindi pura Luce e nuovamente Pura e Piena Coscienza.
In questo modo si conclude un ciclo ove l’Uomo torna ad essere divino e genera una nuova creazione. La massima forma creativa passa attraverso la mente umana e la formulazione del pensiero. La mente umana è l’insieme delle facoltà intellettive e ne è anche la sede. La capacità umana di memorizzare nozioni e sensazioni ed eventi, fa sì che la mente sia il “contenitore” di tutte le informazioni che riceviamo nell’arco della nostra esistenza.
Quindi l’apparato pensante registra con facilità le esperienze nel mondo tangibile, ma può, opportunamente esercitato, registrare anche esperienze ed impressioni nel mondo intangibile. A livello dell’umano la coscienza è un fattore condizionato dagli eventi e quindi dalla storia e anche dalla realtà geografica, che rappresenta una certa persona o una parte di umanità. Possiamo dire che l’espansione della nostra coscienza coincida con le esperienze culturali e sociali, legate alle tradizioni religiose, civili , scientifiche ed economiche di un luogo e di un epoca, per cui una persona nata e cresciuta, ad esempio, in Oriente, ha una coscienza ed una mentalità diversa da quella di una persona nata e cresciuta in Occidente.
Ma finalmente ora viviamo in una epoca dove, grazie all’estendersi della conoscenza a tutto il pianeta, si può arrivare ad una sintesi di tutto il pensiero umano. Vale a dire che l’eredità di ogni razza è accessibile a tutte le altre e il genere umano avanza sul sentiero della sua coscienza in espansione orientandosi verso la “sintesi”, ovvero lo sviluppo della conoscenza umana deve adattarsi mediante la funzione delle varie correnti di pensiero per migliorare la propria educazione mentale.
Tendenzialmente ci viene dall’Oriente un linguaggio mistico e un po’ immaginoso, che possiamo comprendere bene solo ricorrendo alla percezione intuitiva, mentre l’Occidente appare più legato alla scienza dando una importanza maggiore alla natura della forma. Va da sé che il miglior approccio è quello che nasce dall’equilibrio e fusione di queste due visioni, a favore di un nuovo metodo che rispetti tanto la visione del metodo scientifico quanto quella dell’esperienza spirituale.
Se è vero che la scienza si basa su prove tangibili, dobbiamo essere consapevoli che la filosofia orientale non nasce solo da intuizioni di tipo sentimentale e mistico, ma da una profonda conoscenza pratica ottenuta dalla vita vissuta con intensità e presenza. Quindi il punto è come si educa la mente, essendo essa uno strumento utilizzabile tanto nella sua funzione percettiva attiva che passiva. La nostra mente registra ogni nostro contatto con il mondo fisico e mentale in cui viviamo e memorizza tutto ciò che sentiamo e percepiamo a livello emozionale.
Attraverso i cinque sensi ed il cervello, ponendo in relazione tra loro tutte le nostre sensazioni con le nostre reazioni, immagazzina così un bagaglio di informazioni e concetti che poi divengono pre-concetti. C. G. Jung ci dice che una delle quattro funzioni psicologiche fondamentali della mente è il “pensare”. ” È quella funzione psicologica che, in armonia con le proprie leggi, traduce le presentazioni date in rapporti concettuali. È una attività di percezione sia attiva che passiva. Il pensare attivo è un atto della volontà, quello passivo è un fatto accidentale.”
Esponendo più apertamente questa citazione comprendiamo come l’apparato pensante deve essere esercitato a raggiungere la capacità di registrare tanto il mondo della così detta realtà tangibile, quanto quello della percezione intuitiva e delle idee astratte. L’umano pensante e senziente deve imparare a padroneggiare l’uso della mente attraverso un utilizzo consapevole di questo strumento e operare con esso alla creazione di una realtà più equilibrata e vivibile. Per alcuni esiste ancora l’idea che non c’è un mondo intangibile, e sebbene siano posti di fronte alla realtà inevitabile dell’esperienza della morte, non realizzano ancora la possibilità di una vita oltre essa.
Ma fortunatamente esistono uomini che testimoniano di un altro mondo e di altri fenomeni esperenziali, e questo ci permette di credere ad un altro regno, che possiamo chiamare regno dello spirito, che ha comunque le sue leggi e che può essere raggiunto attraverso una sorta di rapimento estatico e apparentemente casuale, o invece attraverso un conseguimento intellettuale inteso come orientamento della mente che consente di imparare un percorso attivo che non è basato solo sull’intuire. È proprio attraverso questo processo che l’uomo può tornare in possesso della sua eredità fino a giungere alle soglie del mondo spirituale, dove con mondo spirituale si intende il raggiungere quel mondo di luce e bellezza a cui siamo da sempre destinati.
Questo processo può essere frutto solo di un atto volontario che non modifichi il normale orientamento della mente, che però non è quello giusto perché frutto della nostra esperienza quotidiana verso il mondo materiale. La scienza ci dimostra la limitatezza di misura dei nostri cinque sensi, così come facili esperimenti evidenziano l’errata interpretazione della mente rispetto ai segnali che provengono dai nostri sensori, di conseguenza l’orientamento della mente è costruito sulla base di un modello errato poiché basato sulla base di strumenti troppo parziali. In compenso sempre le scienze, hanno oramai evidenziato che i nostri sensi sono molto più di cinque, alcune decine, e questi sensi ulteriori non sono prevalentemente destinati a percepire le cose materiali, ma riguardano le energie e le vibrazioni. Allora si tratta di saper educare la mente a tenere nella dovuta considerazione anche tutti quei segnali che vengono chiamati “deboli”, che ci possono permettere una visione molto più ampia, al di là della pura materia. E da qui osserviamo quanto sia importante, al fine della consapevolezza e del pensiero cosciente, l’educazione mentale e come sia importante misurare i limiti delle nostre capacità e delle nostre potenzialità.
Sapere ciò che possiamo fare ci permette di avanzare in un terreno poco battuto e la storia ci dice che sappiamo ciò che possiamo perché in ogni tempo troviamo testimonianze di uomini che sono riusciti a distinguersi, attraverso realizzazioni personali, manifestazioni fenomeniche e anche stati d’animo di un livello migliore di quelli della massa. Come dire che se essi hanno trovato la “chiave”, quindi questa esiste. Siamo creature legate ai sensi, disposte ad accogliere ciò che possiamo vedere e verificare e non oltre, ma se ci rendiamo disponibili ed aperti a “sentire” in modo diverso possiamo riuscire a sviluppare un’altra abitudine mentale. Alla fine è di questo che si tratta, di scorgere nella realtà visibile qualcosa di invisibile che ci permetta di penetrare oltre le apparenze per giungere a vedere le cose fino alla sorgente da cui scaturiscono.
Come dire di prendere in considerazione un percorso che ci spinge a penetrare sotto la superficie delle cose per entrare in profondità in esse, con un nuovo atteggiamento mentale e una più ampia visione. Si tratta di innescare un nuovo processo educativo che fa appello a tutte le forze della volontà per divenire una disciplina mentale autoimposta. Mai come in questo momento la capacità di controllo sul potere della mente può aprirci varchi che ci mettono in contatto con mondi apparentemente intangibili del nostro Sé, consentendoci, attraverso il dominio della mente, di giungere ad una consapevolezza interiore della realtà dell’Essere.
È solo nel silenzio della mente che possiamo captare il grande dialogo esistente tra noi e l’universo, tra noi ed il mondo esterno, tra noi e tutte le altre anime. Partiamo dal presupposto che entro ogni forma umana dimora un’anima o Sé. Questo Sé utilizza la forma umana come strumento o mezzo di espressione e si manifesta attraverso stati mentali e stati emotivi/emozionali. Attraverso le vite vissute con corpo fisico, il Sé evolve e prende coscienza della sua vera natura, liberandosi dalla forma, dai bisogni, dal desiderio e anche dal dominio dell’intelletto. È questo l’obbiettivo che possiamo o meglio dobbiamo raggiungere: la liberazione dal dominio della mente oggettiva/materiale a favore del riconoscimento della propria divinità e della propria maestria.
Considerato che non si può più negare che esiste una amministrazione intelligente dell’Universo che ne determina il suo funzionamento, dobbiamo prendere atto di essere completamente in rapporto con Essa, in quanto le nostre stesse energie sono le stesse energie vitali che sono parte integrante della natura e dell’Universo tutto. Accettando che questa è la nostra vera natura, possiamo giungere a quel centro che è Uno e Tutto con tutto ciò che esiste, scoprendo che siamo l’apparato o lo strumento mediante il quale la divinità si esprime. Come possiamo quindi riconnetterci con quel centro in noi dove mente e cuore sono in equilibrio? La risposta è attraverso la perseveranza a voler ristabilire un contatto con la propria anima, e attraverso l’autodisciplina mentale perché “come si pensa, si è”. Il controllo mentale passa attraverso l’utilizzo consapevole del cervello, ma per fare questo è necessario distinguere mente e cervello.
Dobbiamo quindi osservare il cervello come un organo che permette meccanicisticamente la formulazione di concetti e di intuizioni che poi l’uomo utilizza a livello cosciente. Nel cervello hanno origine la percezione e l’apprendimento tramite i sensi che vivono l’esperienza e la filtrano attraverso il complesso organo cellulare detto cervello che passa i dati alla mente che ne determina l’interpretazione in funzione delle procedure che pone in opera a seconda della consapevolezza dell’Essere in quel momento. Quindi il cervello agisce esclusivamente come un computer attraverso cui passano i dati che saranno poi elaborati attraverso il processo mentale e magari utilizzati per pilotare l’azione. Siamo abituati a considerare il cervello quale organo facente parte della testa di una persona, ma molti altri organi, come ad esempio il fegato, hanno un loro cervello che passa le informazioni al “computer generale” che poi elabora, attraverso la mente, i dati memorizzati.
Quindi la perfezione del processo di apprendimento dipende anche dalla struttura e dal corretto funzionamento del cervello che poi permette alla mente di esprimersi con una condotta intelligente, sebbene influenzata dalla coscienza dell’essere umano. Ogni esperienza sensoriale vissuta dall’Anima, viene passata dal cervello alla mente che utilizza l’informazione in funzione di una memoria latente fatta di interpretazioni registrate e immagazzinate derivanti da precedenti esperienze, impressioni, percezioni. Pertanto a seconda di come viene vissuta una situazione si crea un precedente informativo che poi la mente rilascia quale preconcetto o pregiudizio, proprio perché un evento è letto in funzione di come è stato percepito.
Così ogni cosa legata ad una stessa emozione che la mente ha letto come positiva sarà letta come positiva, e ogni cosa legata ad una emozione vissuta come negativa sarà letta ed interpretata dalla mente come negativa, perché è l’informazione che è stata immagazzinata a livello percettivo in forma parziale. Da qui l’affermazione che “la mente, mente” perché è incapace di svincolarsi, senza una azione consapevole e cosciente dell’Anima, dalla ruota del “già visto e già vissuto”.
Quindi una delle situazioni auspicabili è la presa di coscienza dell’Anima che pur sapendosi collegata alla Mente, non si confonde con essa, ma utilizza l’attività della stessa, ponendo attenzione all’azione che scaturisce da un certo processo mentale e modificando la procedura. Nel modificare la procedura mentale posta in opera crea la finalità di non rimanere imprigionata in una percezione ristretta, a favore dell’ampliamento della visione per ricollegarsi alla Mente Universale, che è caratterizzata da un senso di interezza e di sintesi. Possiamo quindi dire che attraverso il silenzio della mente oggettiva materiale possiamo realizzare quello stato meditativo dove si crea lo spazio per padroneggiare la mente ed usarla secondo la nostra volontà, rendendo possibile un nuovo campo di consapevolezza dove può avvenire l’Unione intima ed essenziale dell’Essere con il Principio Universale. E il nostro solo scopo è, in realtà, quello di tornare all’unione, e null’altro.
Ma questa unione si sviluppa gradualmente, passo dopo passo. L’anima di ogni persona si esprime nella materia portando latente in Sé poteri e doni innati, ma l’anima che ne è la sorgente, li possiede nella forma più pura e più sublime. Se, ad esempio, l’occhio fisico è l’organo della vista nella materia, la chiaroveggenza è la stessa facoltà espressa a livello superiore. Ma noi non dobbiamo desiderare queste doti e rincorrerle, ma semplicemente permettere che si esprimano, perché questo accade solo quando abbiamo ritrovato in noi il Divino Interiore. Infatti non dovremmo concentraci sui poteri e sul soddisfacimento egoico della personalità, ma concentrarsi sul Sé.
Normalmente tali facoltà si manifestano in maniera naturale, non perché desiderate e sviluppate coscientemente attraverso tecniche, ma quando il Maestro interiore assume il controllo, consapevole solo del suo Possessore e di Essere. Quindi dovrebbe essere in noi il proposito di ri-orientare la mente verso l’anima e verso il nostro interno e, attraverso l’unione così effettuata, entrare in contatto con un mondo superiore dell’Essere. La liberazione dell’Essere dal limite della forma passa attraverso la capacità di leggere e vedere quell’aspetto della vita che la forma esteriore nasconde, sia che questa forma sia umana o qualsiasi altra forma naturale; infatti ogni forma nasconde una scintilla divina, una idea o una verità che è la manifestazione tangibile di un contatto divino. Ed è entrando così in contatto con l’idea che ha dato origine alla forma che si scorge l’aspetto spirituale oltre all’aspetto illusorio della forma stessa. Si comincia così a leggere oltre l’apparenza e si comincia ad entrare in contatto con l’essenza delle cose e con la nostra stessa essenza e con la sottile voce che è detta “voce del silenzio”, il Maestro in noi, il nostro Cristo interiore.
Abbandonare l’Ego a favore dell’Ego Sum, la consapevolezza dell’Io Sono, comporta obbedienza assoluta alla ricerca della verità in ogni forma, è sub-ordinare la personalità agli impulsi (input) Superiori attraverso il “distacco dal Sé”. Innanzitutto, il distacco dall’ego inferiore comporta avere una grande concentrazione, una grande attenzione, per poter porre l’uomo al controllo del proprio apparato mentale, in modo da essere colui che usa la propria mente secondo la sua volontà e non come spesso accade, essere la vittima di se stesso. Attraverso la concentrazione possiamo governare i pensieri e le idee senza che queste assumano il dominio sulla mente.
Quindi il primo passo è il controllo mentale sicché possiamo divenire capaci di pensare solo ciò che si desidera e di formulare pensieri e concetti secondo la nostra precisa volontà. Ci insegnano che il miglior “modo di eliminare è sostituire”. Focalizzare la propria attenzione su un soggetto permette di non lasciare “sfuggire” pensieri poco produttivi. In questa fase della evoluzione il controllo sui nostri pensieri può veramente fare la differenza rispetto a ciò che possiamo far entrare nelle nostre vite e lo scopo dei nostri sforzi deve essere educare la mente a servirci invece che permettere che ci domini. Diviene importante concentrarsi su tutto ciò che si fa, in ogni momento del giorno, e se saremo accurati e diligenti nell’essere presenti ad ogni nostro atto potremo sviluppare facilmente la concentrazione. Deve essere regola pensare “ciò che si dice” e “ciò che si fa”. Non possiamo sostenere pensieri, parole ed azioni che non siano perfettamente coerenti tra loro. Non possiamo cadere nel processo “della mente che mente”. Utilizzando la mente come uno strumento “pilotato”, l’anima può dirigere i concetti o pensieri, fino anche ad essere all’interno del creato e comprendere il piano così come esiste nella Mente di Dio e come si esprime mediante l’Amore che emana dal Cuore di Dio.
Quando la mente cessa di funzionare, si entra in contatto con la Divinità, cadendo in uno stato cosciente di identificazione con l’Anima Divina che è in noi. E così l’Uomo entra in Dio. In un primo momento, nel silenzio cerchiamo di ricevere informazioni dal Dio in noi, dal nostro Sé Superiore, direttamente al cervello tramite la mente. Ma poi si entra, con la disciplina e l’attenzione, in uno stadio ancora più elevato, e quindi si può ricevere direttamente nel cervello fisico ciò che l’anima stessa percepisce quando entra in nuovi ambiti di contatto. Se prima riceviamo una sensazione e dobbiamo filtrarla attraverso la mente per farla giungere al cervello, in uno stadio avanzato le sensazioni sono già disponibili dal nostro Sè al cervello attraverso una informazione essenziale che non è moderata, rivisitata od interpretata dalla mente.
È come essere direttamente in contatto con la Mente Universale e di conseguenza con la memoria stessa dell’universo, dove possiamo attingere e utilizzare qualsiasi informazione ci occorra in un dato momento. Si entra così in una immensa solitudine, in un vuoto tanto profondo che è impossibile spiegare, dove tutto è, e dove noi siamo tutti nel tutto. È questa la vera Dimora dell’Essere a somiglianza divina. Sono luoghi questi ove si scopre di possedere una chiara visione delle cose e una incredibile conoscenza delle cose, dove tutto è perfetto e luminoso e calore e Luce. In questo luogo l’anima è oltre il ragionamento, oltre il gioco dell’esaminare. Qui l’anima vede ed È. Sa e semplicemente gioisce. Qui l’anima contempla. Potremmo quindi riassumere dicendo che vincendo con il controllo e la concentrazione la tendenza della mente a saltare da una situazione a un’altra, un pensiero e poi un altro, possiamo dirigere i nostri pensieri in un’unica direzione, cioè quella del silenzio, della meditazione e dell’ascolto interiore per poi giungere al potere della contemplazione dove semplicemente si È e non si pensa e non si ascolta e non si legge e non si interpreta, ma solo si vede, si conosce e si sa.
Qui si è giunti ad una stabilità emozionale, dove la concentrazione e l’attenzione sulla mente e sui propri pensieri permette all’Essere di entrare in un altro campo di consapevolezza dove l’uomo è spirituale, e contempla. Ma la mente che è stata mantenuta salda e concentrata nella Luce, quindi registra e ricorda idee, impressioni, concetti che le sono impartiti nella contemplazione o dall’anima in contemplazione, e li utilizza traducendoli in parole e frasi, e con esse costruisce delle forme pensiero e delle chiare immagini mentali che possono essere dirette ed utilizzate nella vita terrena, quotidiana, quella normale di ogni giorno, ma che non derivano da interpretazioni, preconcetti e pregiudizi, ma da un livello superiore di realtà. Resta quindi importante l’avere una mente ben allenata a essere pulita da pensieri inopportuni dato che se il pensiero è negativo e rabbioso crea altrettante forme negative. La mente ben esercitata in collaborazione con una buona memoria e una buona intelligenza permettono una ricezione corretta ed un utilizzo esatto delle conoscenze. (Memoria emozionale e capacità intellettiva).
Quando un’anima o una persona ha imparato a valersi del suo strumento, mediante l’uso della mente e del cervello, il contatto tra essi si fa sempre più fluido e diviene sempre più stabile, per cui l’uomo può dirigere a sua volontà la mente tanto alle cose terrene, essendo così efficiente a questo livello materiale, tanto delle cose celesti, agendo consapevole di essere Figlio di Dio. E realmente riesce ad essere presente contemporaneamente ed in totale coscienza di Sé, in entrambe le direzioni, terra e cielo, opposte in apparenza, ma in realtà complementari. Questo è il centro da cui l’uomo è consapevole di esistere nel mondo del divenire e di essere con esso una sola cosa.
Da qui si ha la comprensione della potenzialità alla co-creazione e attraverso questa coscienza si sviluppa la facoltà di comprendere l’Assoluto, il Tutto, il Puro Essere. È questa l’espansione di coscienza in ogni direzione, da dove si conosce, per comunione, tanto il temporale quanto l’eterno, tanto il manifesto quanto l’rimanifesto, tanto il tangibile quanto l’intangibile. Possiamo a questo punto aprirci all’illuminazione. È difficile, lo è sempre stato, spiegare cosa sia l’illuminazione, ma è senz’altro una sensazione di totalità e divinità con l’universo, una sensazione di identità con il Tutto, ma anche una sensazione della Presenza Divina. Dobbiamo però precisare, che a nostro avviso, l’illuminazione non è ancora la vera Unione con Dio, ma uno stato di beatitudine da dove la mente entra in rapporto con Dio. Quindi diremmo che l’illuminazione è dell’intelletto. Una mente illuminata ha comprensione delle leggi, ha conoscenza e nel suo aspetto più puro, dovrebbe essere distaccata dai sentimenti e dai coinvolgimenti emotivi.
Quanto più la mente riesce a mantenere il contatto con la dimensione divina senza reazioni emotive, tanto più diretta e pura e limpida sarà l’informazione ricevuta. Questa modalità di ricezione viene spesso chiamata con nome di Intuizione, che potremmo definire come contatto con la Mente Universale attraverso cui l’effetto sulla mente umana è la percezione diretta della verità e anche della conoscenza. Altro effetto dell’illuminazione è la capacità di entrare anche in contatto telepatico. 9 Non la telepatia psichica, tra cervello e cervello, che pure esiste, ma quel rapporto che si può stabilire tra anime che sono sintonizzate tra loro su un livello superiore. Possiamo dire che l’intuizione e la telepatia sono due aspetti dell’illuminazione che, nella loro forma più pura, si manifestano con la trasmissione di messaggi ispirati, come ad esempio le Sacre Scritture. Comunque l’illuminazione non è solo un fatto psicologico, ma anche fisiologico; infatti oltre che a migliorare le proprie percezioni, l’uomo illuminato è spesso illuminato con la comparsa di una luce intorno alla testa, visibile anche al buio, come l’aureola dei santi.
A livelli ancora più elevati la luce può avvolgere l’intero corpo, come nel caso della trasfigurazione di Gesù o dell’illuminazione di Siddhartha Gautama. Quindi ne deduciamo che l’essere umano attraverso la mente, i sensi ed il corpo fisico, manifesta la stessa energia che si trasferisce da un veicolo all’altro, come dire che la coscienza del divino si palesa in sfere diverse di consapevolezza. Ancora una volta dobbiamo prendere atto che questo grande cambiamento si attua quando il cervello, il Sé pensante, diviene consapevole e si libera coscientemente da tutti gli oggetti di desiderio, per essere un tutto unificato distaccato e libero da tutti i veli e da tutte le forme.
Lo scopo è raggiunto quando lo stato di coscienza che è proprio dell’uomo spirituale lo è anche dell’uomo incarnato, per cui l’uomo non è più mosso dai desideri fisici e non è più soggiogato dalle emozioni. L’obbiettivo difatti dell’uomo Nuovo è quello di equilibrare gli opposti, liberandosi da tutte le reazioni emotive che caratterizzano la vita comune e pervenire ad un centro di pace, dove non esiste più il “diavolo” dell’orgoglio, che è la personificazione dell’uso errato della mente e delle sue false concezioni. A questo punto l’uomo è libero e le sue qualità lo manifestano al mondo con le opere e la saggezza propria dell’anima di un figlio di Dio. È questo il punto in cui Amore e azione si fondono, caratterizzando la vita terrena, ed è questo il punto in cui si può dire “tutto è compiuto”.